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Il cinema delle "femmine in gabbia" si può dividere in tre filoni principali, distinti nel tempo ma parzialmente comunicanti. Il "WIP" (acronimo di Women In Prison), mette in scena le peripezie di combattive fanciulline recluse in esotiche prigioni. Il "nazierotico", definito "il più infame dei generi italiani", grufola impudicamente all'interno dei campi di concentramento, nazisti e non, banalizzando la tragedia storica in favore di un erotismo becero e malsano. Il terzo filone, che possiamo definire "conventuale", cavalca il gusto pecoreccio e di derivazione decamerotica dello scoprire la calza sotto il velo, il seno rigoglioso che tende la tonaca delle, naturalmente giovani e maliziose, monachelle di clausura. Con questo libro ci immergiamo nelle atmosfere sporche e perverse di questi tre sottogeneri della sexploitation, scandagliando quelle pellicole cardine realizzate da volenterosi cineasti artigiani che osavano osare, scandalizzando i benpensanti e facendo godere le villiche platee.